Il simposio “Feminist Insights on Europe Building” ha avuto luogo presso l’Università di Cork (UCC), in Irlanda, il 18 febbraio 2017. Patrocinato dal Dipartimento di Italiano e dal Centro di Studi Avanzati in Lingue e Culture (CASiLaC), il seminario si è svolto nell’ambito dell’Event 2 – Integration: la memoria, i racconti e le immagini in un confronto tra vecchie e nuove generazioni di europei del progetto “Walls and Integration: Images of Europe Building” (WAI), finanziato dalla Commissione Europea.

Legato alla mostra fotografica “Gates No Frontiers”, anch’essa recentemente allestita all’Università di Cork, “Feminist Insights on Europe Building” ha rappresentato un’ulteriore iniziativa organizzata all’interno del quadro teorico del progetto WAI. Tale progetto riunisce esperti da sei paesi europei (Italia, Spagna, Germania, Irlanda, Ungheria, Lituania) e si concentra sul processo di costruzione di una coscienza politica, civile e culturale europea tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento. Non a caso, infatti, le date-chiave di WAI sono il 9 maggio 1950, con la pubblicazione della Dichiarazione di Schuman, e il 10 giugno 1979, in cui si hanno le prime elezioni dirette del Parlamento Europeo. “Feminist Insights on Europe Building” ha ampliato l’arco cronologico del dibattito, affrontando la persistenza e/o la ricorrenza storica di “chiusure”, concrete o concettuali, relative a questioni di genere.

 L’incontro ha offerto dunque un’occasione di riflessione e di scambio sul tema generale dell’evoluzione della società europea, dagli albori del ventesimo secolo a oggi, muovendo da una prospettiva femminista. Più nello specifico, perseguendo un approccio interdisciplinare, la giornata ha tracciato, messo in evidenza e discusso alcuni dei parametri storicopolitici e socioculturali all’interno dei quali è stato possibile investigare il tema della costruzione europea e, al contempo, riflettere sul concetto di muri ideologici e fisici. 

I lavori del convegno sono stati aperti da una breve introduzione di Alessia Risi (Department of Italian, UCC), organizzatrice e moderatrice dell’evento, e da Loredana Guerrieri (Osservatorio di Genere, Macerata) che ha presentato il progetto WAI e la mostra fotografica, mettendone in luce i punti tematici cruciali e offrendo una panoramica del processo di integrazione europea dagli anni della Guerra Fredda. Finola Doyle-O’Neill, docente del dipartimento di storia a UCC e prima speaker della giornata, ha presentato un intervento dal titolo “Hanna and Her Sisters: Hanna Sheehy-Skeffington, the Women’s Franchise League and the Road to the Vote 1917-1918” incentrato sulla figura storica della femminista Hanna Sheehy-Skeffington e di altre suffragette di inizio Novecento. In tal modo, la storica ha tracciato le tappe principali della lotta delle donne irlandesi per il diritto di voto, conquistato nel 1918 ma non senza alcune condizioni limitanti, quali l’aver compiuto i trenta anni di età e l’essere possidenti terriere. Tali restrizioni sono rimaste in vigore fino al 1928. Margaret Steele, docente di filosofia a UCC, con il suo intervento, “Are Borders Masculine? A Philosophical Feminist Perspective on the Cultural Function and Significance of Borders in Europe”, ha provocatoriamente proposto di rileggere il processo di costruzione delle nazioni in generale e del progetto dell’Unione Europea in particolare come sostanzialmente maschili. Steele è partita dal concetto della costruzione degli stati/nazioni, intesi/e come spazi definiti e delimitati da confini, frontiere e muri (ideologici o meno), e lo ha contrapposto alla nozione di ‘leakiness’ (fuoriuscita di liquidi) elaborata da Margrit Shildrick e tradizionalmente associata, con accezione negativa, al corpo femminile. Steele ha evidenziato la necessità di ripensare il concetto di confine tenendo conto di tale nozione di ‘leakiness’ che ben riflette, ad esempio, anche il movimento dei flussi migratori e, più di recente, l’emergenza dei rifugiati. Dopo la pausa per il pranzo, che si è tenuto nell’area espositiva della mostra “Gates No Frontiers” e che perciò ha dato luogo a un ulteriore momento di riflessione e di scambio, i lavori sono stati ripresi nel pomeriggio con Annette Feeney, dottoranda in Studi italiani a UCC, che nel suo intervento “Narratives from European Mental Facilities of the 1980s and the 1990s: Fabrizia Ramondino and Barbara Taylor” ha esaminato il diverso approccio medico nei confronti delle malattie mentali in Italia e nel Regno Unito, attraverso un’analisi comparata di Passaggio a Trieste (2000) di Fabrizia Ramondino e The Last Asylum: A Memoir of Madness in Our Times (2015) di Barbara Taylor. Nicoletta Mandolini, altra dottoranda in Studi italiani a UCC, con il suo intervento “Abortion, Precarity and Violence: Old and New Feminist Challenges from the Italian Peninsula”, ha invece indicato una possibile categorizzazione dell’attuale molteplicità dei gruppi femministi italiani, dividendoli in tre tipologie principali: quelli legati al pensiero del femminismo radicale degli anni 1970; quelli che orbitano attorno al movimento politico anti-berlusconiano “Se non ora quando” e quelli nati come risposta al G8 di Genova (2001) e che si ricollegano alle idee politiche dei movimenti No Global. Mandolini ha anche evidenziato alcune delle nuove sfide che il femminismo, nella sua pluralità di espressione, si trova ad affrontare oggi in Italia: ad esempio, in relazione alla legge sull'aborto (approvato nel 1998), è emerso il dato preoccupante in base al quale il 70 per cento dei ginecologi che lavorano in strutture pubbliche italiane rifiuterebbero di praticare l’aborto dichiarandosi ‘obiettori di coscienza’. Mary Noonan, docente di Lingua e letteratura francese a UCC, riferendosi in particolare al contesto irlandese contemporaneo e partendo dagli insegnamenti della filosofa femminista francese Luce Irigaray, ha presentato un intervento dal titolo “Who Do You Think You Are? Feminine and Feminist Genealogies” con cui ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di continuare a scoprire, tracciare e dare maggiore visibilità alle genealogie femminili e femministe contro il logocentrismo occidentale, che rifiuta o nega l’ordine della madre. La giornata si è conclusa con l’intervento di Helena Buffery, docente di Studi Ispanici a UCC, che parlando di “Cartographies of Desire: Maria-Mercè Marçal and the Mapping of Feminist Networks in/from Post-Transition Barcelona” ha offerto un quadro generale della vita e dell’opera della scrittrice, poetessa e traduttrice catalana Maria-Mercè Marçal e del suo lavoro di ricostruzione delle reti letterarie e culturali delle donne europee. Entrambe le sessioni, della mattina e del pomeriggio, hanno generato un vivace e proficuo dibattito informale tra le speaker e il pubblico, riprendendo e rilanciando il discorso su questioni quali il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, la violenza di genere e la necessità di una maggiore ricerca e visibilità legate all’idea delle genealogie femminili e femministe a livello europeo. 

 

Il convegno “L’immagine dell’Integrazione europea durante la guerra fredda (e oltre)” si è svolto presso l’Università di Padova il 18 e 19 gennaio 2017. Tale evento, patrocinato dal Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università di Padova, è rientrato nel progetto Walls and Integration (WAI): Images of Europe Building, nell’ambito del programma Europe for Citizens finanziato dall’Unione Europea.

 Nell’ambito del convegno è stata allestita una mostra espositiva con illustrazioni e fotografie provenienti da diversi archivi, tra i quali l’Archivio della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, gli Archivi Storici dell’Unione Europea di Firenze e la Fondazione Spirito e De Felice, con l’ausilio di Luisa Gianfelici, responsabile grafica del progetto. Grazie al materiale esposto, è stato possibile ripercorrere l’evoluzione dell’immagine dell’integrazione europea negli anni della Guerra Fredda, dimostrando come, fin dalle origini del conflitto tra Stati Uniti e Unione Sovietica, il tema dell’integrazione europea sia divenuto parte integrante della lotta politica, sociale e economica, per conquistare i cuori e le menti della popolazione europea.

I lavori del convegno sono stati introdotti da Silvia Casilio (Osservatorio di genere – Università di Teramo), che ha spiegato il concept elaborato per il progetto europeo, e da Valentine Lomellini (Università di Padova), direttore scientifico dell’evento e curatrice della mostra, che ha illustrato gli obiettivi del duplice evento patavino. Ad aprire la prima sessione, moderata da Marco Almagisti (Università di Padova) e dedicata al tema “Le origini del processo di integrazione e al Guerra fredda: realtà e propaganda”, è stata la keynote speech di Antonio Varsori dell’Università di Padova. Quest’ultimo ha offerto al numeroso pubblico presente nella sala dell’Archivio Antico del Palazzo del Bò una panoramica sulla relazione tra il processo di integrazione europea e la guerra fredda, prendendo in considerazione gli snodi fondamentali rappresentati dal secondo dopoguerra, dalla crisi degli anni Settanta e dalla fine del conflitto bipolare. Tale relazione ha offerto una cornice concettuale e cronologica nella quale si sono inseriti i successivi interventi. Lorenzo Mechi (Università di Padova), ha evidenziato le fondamenta sociali del processo di costruzione comunitaria, sottolineando l’importanza della dimensione sociale nella promozione dell’immagine dell’integrazione europea all’interno degli stati membri e alla conseguente ricerca di legittimazione. Giuliana Laschi (Università di Bologna) ha invece sottolineato l’evoluzione dell’immagine della Cee quale attore internazionale alla luce della politica commerciale promossa dalla Commissione Europea e dell’impulso politico proveniente dal Parlamento europeo. A offrire una sintesi della prima sessione di lavori da un punto di vista storico-politologico è stato Paolo Roberto Graziano (Università di Padova).

La sessione successiva, introdotta e moderata da Valentine Lomellini, si è incentrata sull’immagine dell’integrazione europea nelle culture politiche italiane degli anni Sessanta e Settanta. Daniele Pasquinacci (Università di Siena), ha proposto una panoramica sulla critica ai processi di integrazione europea che ha preso in considerazione figure, gruppi filo-europeisti, esponenti e simpatizzanti delle forze politiche governative impegnate a “fare l’Europa” ma, al contempo, reticenti al modello sovranazionale. L’intervento successivo, firmato da Loredana Guerrieri (Fondazione Ugo Spirito – Osservatorio di Genere), si è concentrato sul tema dell’Europa visto all’interno della cultura politica della destra neofascista italiana dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni Settanta, analizzando in particolare i concetti di “Europa Nazione”, “nazionalismo europeo” ed “Europa delle patrie”. La successiva relazione di Sante Cruciani (Università della Tuscia), ha messo a confronto – anche grazie a un ricco apparato iconografico – il discorso pubblico dei comunisti e dei socialisti italiani dal Piano Marshall alla CECA, dal Mercato Comune Europeo alla PAC, dalla stagione dell’Eurocomunismo all’elezione dirette del Parlamento europeo del 1979. Infine, l’intervento di Benedetto Zaccaria (Istituto Universitario Europeo), ha sottolineato il ruolo giocato dalla Commissione europea nel veicolare l’immagine di un’Europea dal ‘volto umano’ nello scenario politico italiano degli anni Settanta. A discutere le relazioni e a guidare il successivo dibattito è stato Piers Ludlow (London School of Economics).

L’ultima sessione del convegno, tenutasi la mattina del 19 gennaio presso l’Aula Nievo del Palazzo del Bo e moderata da Filippo Focardi (Università di Padova), ha avuto come oggetto “L’integrazione europea come strumento di coesione sociale”. La relazione di Elena Calandri (Università di Padova) si è focalizzata sull’impatto dell’immagine della politica comunitaria verso i Paesi in Via di Sviluppo, muovendo dalle prime disposizioni dei Trattati di Roma sulla politica di associazione e concludendo con la crisi della capacità della Cee di costruire un’immagine di “potenza civile” negli anni Ottanta. Massimo Piermattei (Università della Tuscia), ha presentato un intervento incentrato sulle “Europe della Lega”, che ha preso in considerazione le altalenanti percezioni della Lega Nord riguardo all’immagine dell’integrazione europea nel corso degli anni Novanta. Infine, la relazione di Riccardo Brizzi e Michele Marchi (Università di Bologna) si è focalizzata sull’immagine dell’integrazione europea nella delicata fase dell’ingresso nella moneta unica alla fine degli anni Novanta, evidenziando le difficoltà interne del paese in relazione alla “sfida” europea. L’intervento di Dieter Schlenker, direttore degli Archivi Storici dell’Unione Europea ha offerto, in conclusione, una panoramica delle fonti disponibili presso detti archivi, evidenziando la loro utilità nell’approfondimento del tema dell’immagine dell’integrazione europea. La discussione finale è stata condotta da Maria Elena Guasconi (Università di Genova). Nel complesso, le relazioni presentate nel corso del convegno hanno fatto luce su aspetti legati all’immagine dell’integrazione europea – in ambito partitico, culturale e comunitario – fino ad oggi inesplorati, suscitando un vivace dibattito tra i partecipanti e offrendo nuovi stimoli per future ricerche. 

Il 7 novembre 2016 dalle ore 16.00 alle ore 18.30 si è tenuto presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Trento il seminario (De)Constructing European Narratives from the Treaty of Rome to the First European Elections.
Il seminario di studio è parte delle attività che il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento sta svolgendo nell'ambito dell'Event 2, Integration: la memoria, i racconti e le immagini in un confronto tra vecchie e nuove generazioni di europei, del progetto Walls and Integration: Images of Europe building (WAI), con capofila il Comune di Macerata, finanziato nell’ambito del programma Europe for citizens – Strand: European Remembrance.


Il fine di questo seminario è quello di riflettere su come diversi attori sociali abbiano cercato di affermare o di avversare, nel periodo che va dalla firma dei Trattati di Roma fino alle prime elezioni del Parlamento europeo, una comune identità europea attraverso l’utilizzo delle immagini. In particolare sono analizzati i documentari propagandistici della CEE realizzati negli anni Cinquanta e Sessanta, i manifesti elettorali delle prime elezioni europee e le vignette di satira politica pubblicate sulle riviste sovietiche. Si ha così una ampia panoramica di come la Comunità Europea sia stata presentata sia positivamente che negativamente ai cittadini di diversi stati e si è cercato di riflettere sulla consistenza dei confini nazionali e fra i blocchi, su come essi siano stati presentati e percepiti dalla popolazione.
All’incontro hanno partecipato: Simone Attilio Bellezza (Università di Trento), Giovanni Bernardini (Istituto Storico Italo-Germanico di Trento), Gabriele Clemens (Universität Hamburg) e Umberto Tulli (Università di Trento).

Introduction to The WAI Project through the Soviet Anti-Narrative, Simone Attilio Bellezza Università di Trento

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Intervento di Giovanni Bernardini, Istituto storico Italo-Germanico

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Intervento di Umberto Tulli, Università di Trento

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Il 19 ottobre 2016, si è tenuto, presso Žemynos gimnazija di Vilnius un seminario dal titolo "Tracce d’Europa: dall’URSS alla Lituania”. Dopo aver presentato l'attività del progetto Europeo WAI, il seminario ha indagato su come la transizione lituana dal passato sovietico al presente europeo abbia conosciuto un andamento meno lineare di quanto solitamente creduto. In particolare, ci si è concentrati sul ruolo dell’individuo e delle culture di gruppo per la crescita di alternative al modello socio-culturale dominante nel corso degli anni ’70 nella Lituania sovietica.

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All'interno del Progetto WAI, la  Facoltà di Lettere e Filosofia di Eötvös Loránd University ha organizzato, il 1 ° giugno 2016, una conferenza internazionale.  L'evento ha visto la partecipazione congiunta della comunità di ricerca di Eötvös Loránd University - Facoltà di Lettere e Filosofia, dei membri dell'Osservatorio di Genere di Macerata e dell'Università di Padova (Italia). Le fasi precedenti del programma si sono tenute in Italia, Spagna e Lituania.

Loredana Guerrieri, da Macerata, ha aperto la conferenza di Budapest, presentando i risultati del programma raggiunti fino ad oggi. Dopo questo i relatori hanno avuto l'opportunità di esporre le loro presentazioni in due sezioni separate. A queste presentazioni ha fatto seguito un dibattito in cui il pubblico ha preso parte  ed ha espresso la propria opinioni.

SESSIONE I: "L'Unione europea e le possibilità concrete di integrazione"

I primi interventi sono stati quelli di Giulia Bentivoglio (Università di Padova) e dei professori emeriti András Balogh e Gábor Székely dal Eötvös Loránd University.

SESSIONE II "Prospettive globali"

Sempre  dalla università ospitante, Ramachandra Byrappa, Gábor BUR e Balázs Juhász hanno interpretato l'integrazione europea da una prospettiva globale.